PIETERMARITZBURG (KwaZulu-Natal)
Durante la Seconda Guerra Mondiale molti soldati italiani, catturati dagli inglesi in Africa Settentrionale e Africa Orientale, venivano imbarcati su navi con destinazione Durban, in Sud Africa.
Una volta sbarcati, venivano caricati su treni destinati al Transvaal (oggi Gauteng), nel campo di concentramento di Zonderwater, vicino a Cullinan, a 50 Km da Pretoria. Ma prima di raggiungere la meta finale i prigionieri venivano fatti scendere a Pietermaritzburg, un campo di transito che si trovava a 75 Km da Durban.
Fu aperto il 4 aprile del 1941, con l'arrivo del primo contingente di prigionieri di guerra italiani, come posto di pronto soccorso e visita medica, e in alcuni periodi vi furono ospitati fino a 8000 uomini. Qui venivano sottoposti ad un sorta di disinfezione, ripuliti e rifocillati.
Prima di essere rimessi sui treni, i sottufficiali inglesi li suddividevano in 13 gruppi di 64 prigionieri che corrispondevano al numero dei vagoni dei treni, ognuno con 64 posti a sedere. I prigionieri rimasti a terra venivano alloggiati nel Cage 4 in attesa del loro turno. Molti tuttavia rimasero a Pietermaritzburg per tutto il periodo della prigionia.
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IN ATTESA è stato compilato dal Tenente Cappellano Padre Giacomo Conte come ricordo di un importante avvenimento nella vita del Campo dei prigionieri di guerra, Durban Road, Pietermaritzburg.
La costruzione della chiesetta dedicata alla "Madonna delle Grazie" iniziò il 2 febbraio del 1943, fu completata l'11 marzo 1944 e consacrata il successivo 19 marzo 1944 dal Nunzio Apostolico in Sud Africa, l'Arcivescovo polacco Van GIJLSWIJK. Nella seconda metà dello stesso anno fu stampato un libretto intitolato "In attesa", nel quale sono riassunti i fatti più importanti della vita dei prigionieri, le attività e gli avvenimenti del campo di prigionia, noto con il nome di Camp 4 Durban Road (oggi Epworth Road-Scottsville) a Pietermaritzburg.
La funzione del Camp 4, aperto nel marzo del 1942, era quella di operare come centro di recupero per i prigionieri italiani provenienti dal Nord Africa.
Nel libretto già citato sono riportati anche alcuni pensieri dei prigionieri.
Nel suo discorso all'inaugurazione il cappellano del campo, tenente Giacomo Conte, disse fra l'altro, rivolgendosi al Nunzio: "Eccellenza reverendissima, questa chiesa da voi benedetta è stata definita la più grande e la migliore azione compiuta dai prigionieri di guerra italiani in Sud Africa.
Questa chiesa è stata costruita anche per i posteri. Negli anni a venire, genitori a passeggio con i figli si fermeranno e diranno: figli, questa chiesa è stata costruita da italiani".
Alla fine del 1946, alla chiusura del campo il terreno e la chiesa passarono alla municipalità. Essendo fuori città e isolata, ha attraversato tempi duri. E' stata dissacrata, vandalizzata e bruciata. Ma qualcuno nel 1962 prese l'iniziativa di restaurarla e nel 1977 è stata dichiarata monumento nazionale e l'amministrazione comunale ne ha fatto dono al Consiglio dei monumenti nazionali. Nel 1990 la comunità italiana corse il rischio di perderla per sempre, perché fu mess a in vendita, ma la reazione fu tempestiva e la vendita fu cancellata.
Dal 1962 al 1992, tuttavia, la chiesa restò vulnerabile e spesso rifugio di balordi e barboni, ma finalmente si arrivò anche alla costruzione di una palizzata e di un cancello che ne garantirono la protezione, mentre erano cominciati i negoziati per acquisirne la proprietà a nome della comunità italiana. Cosa che si realizzò nel 1995 con la registrazione del Trust e il successivo trasferimento della proprietà nel maggio 1998, ad uso dello Stato Italiano. Poi, finalmente, dopo anni di negoziati, arrivò nel 2003 l'accordo con il Ministero della Difesa italiano, rappresentato dal generale Vittorio Barbato, all'inaugurazione della chiesa restaurata.
Nel luglio del 2008 furono traslati dal cimitero di Hilary-Durban, a Pietermaritzburg, su terreno consacrato retrostante la chiesa "Madonna delle Grazie" i resti dei 118 corpi recuperati dopo l'affondamento del Nova Scotia. Nello stesso riquadro furono traslati anche i 35 militari italiani deceduti in prigionia fra il 1941 e 1946 che trovarono sepoltura a Hilary.
Il 28 novembre 1942, il trasporto truppe inglese Nova Scotia di 7000 tonnellate, in navigazione nell'Oceano Indiano, canale del Mozambico, fu silurato ed affondato da un sommergibile tedesco, l'U boat 177 comandato da Robert Gysae.
Il Nova Scotia trasportava 772 prigionieri di guerra italiani, militari e civili oltre a 300 uomini fra equipaggio, scorta e soldati sudafricani feriti ad El Alamein. Nel naufragio morirono la gran parte di loro. Una nave militare portoghese ne raccolse 120 che furono sbarcati a Lourenco Marques (oggi Maputo).
Dei prigionieri italiani ne morirono 655, e i resti di 118 di essi furono sospinti dalle maree sulle coste dello Zululand. Corpi dilaniati dagli squali ed in parte decomposti, irriconoscibili.
L'insieme dei nuovi loculi è stato disegnato a forma di croce. I resti di ciascuno sono stati ricomposti e sigillati entro minicontenitori con targhe numerate ed, ove possibile, nominative. Alcuni oggetti ritrovati con le salme sono ora in consegna al museo di Zonderwater.
L'esumazione e la traslazione da Hillary a Pietermaritzburg sono avvenute per opera volontaria italiana sotto la supervisione di Onorcaduti.
Al cimitero di Hillary è rimasto un cippo con targa ricordo dell'evento.
Il Presidente dell'organo fiduciario nonché custode della chiesa "Madonna delle Grazie" è il Sig. Franco Muraro. *
* (Grande Ufficiale dell'Ordine della Stella d'Italia - data del conferimento: 01/08/2007)
Memorie di Raffaello Cei - POW 337577 a Pietermaritzburg 1942-1947
127 Epworth Rd, Pietermaritzburg, KwaZulu-Natal, South Africa (Google Maps)