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You are here: HomeDocumenti e videoTestimonianzeRelazione sul tema "Zonderwater, storia del più grande campo di prigionia..." di Leonardo Mastrippolito figlio di ALFREDO POW 34A (189304) catturato a Capo Matapan il 28/03/1941

Associazione Zonderwater Block ex Pow

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Lamioni Aldo POW 53465 ME - 189878 - “Ritorno in Maremma” di Giuseppina Lamioni

Lamioni Ado POW 53465ME 189878 - nato a Magliano In Toscana (gr) il 09/06/1913

Il racconto fa parte di una raccolta di 32 episodi del libro "Nata in Maremma" che descrivono la vita rurale negli anni 50/60 nelle campagne della Maremma Toscana .

Racconto che si è classificato al 3° posto nel concorso nazionale "Oggi scrivo io "indetto dal settimanale OGGI e una menzione d'onore al 1° premio letterario "Residenze Gregoriane" di Tivoli (Roma).

Cordialmente e con il cuore... Giuseppina Lamioni

"RITORNO IN MAREMMA"

Di Giuseppina Lamioni

Babbo era partito dai suo paesino maremmano richiamato alle armi il 3 di giugno del 1940 in una calda giornata di fine primavera, dieci giorni prima del suo 26° compleanno.
Era già stato in guerra. Dopo un anno di militare come soldato di leva ,era partito dal porto di Livorno per l'Albania nel 1935; congedato e tornato a casa , viveva tranquillo del suo lavoro di bracciante agricolo in quel paesino della Maremma bruciato dal sole e lambito dal vento di mare.

Ma il destino aveva in serbo per lui nuovi e inaspettati disegni. Grosse nuvole nere, cariche di tristi presagi, si addensavano all'orizzonte della nostra Nazione alleata nella Seconda Guerra Mondiale con la Germania e nemica dell'Inghilterra.
Ma lui, come tanti altri , poco più che ventenni, non sapeva molto di quello che la storia ci avrebbe poi raccontato. Era bello, alto, biondo e con gli occhi azzurri trasparenti come l'acqua del Tirreno, quando si presentò ancora una volta al distretto militare di Livorno come era scritto nella cartolina di richiamo alle armi e come aveva già fatto la prima volta!!

Partenza immediata, imbarco e destinazione... Africa!! Sbarco a Bengasi con un lungo trasferimento in camionetta verso la Cirenaica e poi la destinazione finale in pieno deserto del Sahara nell'Oasi di Giarabub a circa trecento kilometri dalla costa libica . Dapprima il suo battaglione fu dislocato intorno all'oasi come contingente di difesa poi, quando l'esercito inglese avanzò e si fece minaccioso conquistando tutte le oasi vicine, tutti gli italiani nel raggio di 200 chilometri si rifugiarono all'interno dell'unica Oasi che resisteva agli attacchi nemici.

Viveri acqua e munizioni subirono un razionamento forzato portando più volte gli uomini vicini alla resa ma il manipolo di Italiani assediati via terra e bersagliati dal cielo dall'incalzante fuoco nemico , resistettero 100 giorni sotto il comando del Generale Castagna, difendendo strenuamente l'oasi e passando così nei libri di storia denominata "L'Epopea di Giarabub" (famosa la canzone Colonnello non darmi pane, dammi fuoco pel mio moschetto ecc).
Poi stremati, feriti, affamati... si arresero.

Era il 21 marzo del 1941! Babbo con altri soldati sopravvissuti, fu preso prigioniero dall'esercito inglese. Attraversò a piedi il deserto fino alla costa e fu imbarcato su una nave verso la prigionia.
Verso l'Inghilterra!!
Durante la marcia forzata nel deserto fu colto da peritonite fulminante, fu operato in condizioni precarie e sopravvisse solo per la sua forte fibra o solo per un miracolo!!
Dopo un periodo nei campi di prigionia egiziani, dallo stretto di Suez fu imbarcato per il Sud Africa dove per un anno e mezzo circa visse nello sterminato campo di prigionia di Zonderwater.
Di nuovo fu trasferito con centinaia di altri prigionieri e questa volta dopo settimane e settimane di navigazione (per sfuggire e aggirare più volte le navi nemiche) sbarcarono nel porto di Liverpool , proseguirono il viaggio in treno verso l'interno dell'Inghilterra fino a raggiungere i campi di lavoro in una cittadina a nord di Londra : Peterborough.
Lo aspettavano senza saperlo sei anni di prigionia e una vita nuova lontano da casa.

Dopo alcune settimane di adattamento al campo, si presentarono alcuni contadini della zona chiedendo agli Ufficiali se qualche soldato voleva lavorare per loro nei campi.
Da buon maremmano abituato alla fatica e al lavoro , mio padre si fece avanti e da quel giorno prese a lavorare nella "farm" ( come diceva babbo quando lo raccontava) , la fattoria del contadino che, con il passare del tempo e vedendo come si era adattato, si affezionò talmente tanto a lui trattandolo al pari di uno della sua famiglia.
Dopo soli pochi mesi, e sotto la sua personale responsabilità, babbo non tornava al campo militare la sera, ma rimase stabilmente a dormire e a lavorare nella fattoria del contadino.

Poi la guerra finì . I soldati furono riuniti tutti al campo base e i loro superiori dissero ai vari plotoni che erano liberi di tornare a casa.
Molti commilitoni scelsero di restare a Peterborough, dove si erano fatti amici, conosciuto donne e trovato un lavoro.
Tutt'oggi esiste nella città, una comunità italiana che si è formata e allargata proprio grazie agli Italiani che si fermarono e che risiedettero stabilmente in città amalgamandosi e integrandosi con la popolazione locale.
Ma, nonostante le insistenze della famiglia del contadino che lo aveva ospitato, mio padre sentiva forte il richiamo della sua terra e dei suoi cari... erano passati sei anni , ma la Maremma coi suoi colori, col suo sole e il suo cielo , pretendeva il suo ritorno!!

Arrivò dopo giorni e giorni di avventuroso viaggio , nella stazione di Orbetello Scalo, poi a piedi raggiunse Albinia dove, con un passaggio di fortuna , dopo la Barca ( poche case sul greto di un fiume), su un barroccio trainato da un cavallo giunse fino a Magliano il suo paese .
Quando fu nei pressi del cimitero (circa un chilometro dal paese) incrociò un ragazzino che correva libero per i campi e che vedendo il carretto trainato dal cavallo , con il soldato seduto dietro, si mise a correre di fianco al mezzo tenendo il passo con l'animale giungendo fino alle porte del paese.
Babbo era così stremato dal lungo peregrinare che pensò : -Che stupido ragazzino! Ma perché si diverte a correre... non farebbe prima a saltare su anche lui??-

Quel ragazzino era Alvo, il suo fratellino più piccolo che aveva solo sei anni e che lui non poteva conoscere perché era nato mentre era prigioniero in Inghilterra! Il caso aveva voluto che fosse quel ragazzino ,la prima persona che aveva incontrato tornando a casa!
Indescrivibile la sorpresa e la gioia dei nonni che lo credevano morto o disperso !

Mi hanno raccontato poi che babbo dopo il suo ritorno , spaesato e scioccato dalla guerra, passava le sue giornate in giro per la campagna con in spalla il suo fucile, (una carabina ) sparando a qualche uccelletto ma sempre, impressa sul volto, la pesantezza dei ricordi della guerra e della lunga prigionia!
Però era tornato! La terra di Maremma aveva chiamato e un suo figlio era tornato!

Dopo qualche anno aveva conosciuto mamma , si erano sposati e in poco più di cinque anni erano nati quattro figli: Fosco il maggiore, io e poi i due gemelli di tre anni più piccoli!

Per anni e anni, durante la mia infanzia e la mia adolescenza lo sentivo ricordare e raccontare della sua prigionia , di quella fattoria spersa nella campagna inglese, di quella famiglia di contadini e della cittadina di Peterborough, dove il contadino lo mandava una volta alla settimana a vendere i prodotti della fattoria (latte, frutta, patate, grano) nella grande piazza del mercato.
Seduto sui gradini che delimitavano la piazza , alzando gli occhi diceva di vedere le guglie di una grande chiesa antica e descriveva il palazzo del cimena ( dove qualche volta gli era permesso di andare la domenica con altri commilitoni) lo descriveva con un grande colonnato di marmo bianco lungo un viale alberato ai cui lati erano disposti grossi lampioni in ferro a due bracci!

Mi sono chiesta tante volte di quanto fossi stata fortunata durante le scuole medie,ad avere si, un padre contadino, ma in grado di correggere i miei compiti di inglese e la pronuncia esatta dei vocaboli!!
Divenuta adulta e con l'era di internet, oltre a fare tesoro di quello che raccontava babbo, ho cominciato a fare qualche ricerca dei luoghi che lui descriveva così bene. Ho cercato un contatto locale spiegando chi fossi e il motivo della ricerca!
Un giorno ci andremo !- avevo promesso a babbo! Ma i giorni passavano e lui diventava vecchio, sempre più vecchio!!
La notte che se n'è andato , disteso su un letto dell'ospedale di Grosseto gli ho sussurrato all'orecchio: -E' arrivata una lettera dall'Inghilterra ,ci sono le foto di Peterborough, e le indicazioni per raggiungerla! Appena starai meglio, partiamo e mi porterai finalmente a vedere la tua fattoria!!
Non parlava già più ma una smorfia che assomigliava a un sorriso, mi fece capire che aveva sentito!
Il tempo veloce e tiranno non mi aveva permesso di realizzare il suo sogno!

Ma io sono una maremmana e come tutti i maremmani ho la testa dura e la determinazione è forte come la mia terra!
Se non ero potuta andarci con lui, ci sarei andata da sola!
Così un giorno sono partita. Ho preso un aereo e sono volata a Londra. Poi ho cercato la stazione che porta verso l'hinterland a nord della città e ho iniziato il mio viaggio verso Peterborough!
Mezz'ora di treno o poco più in una giornata triste e piovosa. Attraverso il finestrino guardavo la campagna inglese che scorreva veloce lungo i binari e vedevo nella vasta pianura che passava veloce sotto i miei occhi , tante fattorie come quelle che babbo mi aveva descritto tante volte: Case di campagna più o meno grandi, circondate tutte da un robusto steccato o da un muro di mattoncini rossi , un giardino rigoglioso, poi a perdita d'occhio, terra coltivata a patate, frutteti e grano.

-Chissà- pensavo- forse quella dove ha vissuto babbo è proprio una di queste?-

Una pioggia battente mi ha accolto alla stazione . Infreddolita sono scesa dal treno e ho guardato i binari dove forse anche babbo era arrivato tanti anni prima , guardando spaesato come me, una terra, una città, un cielo completamente sconosciuti!
Mi sono diretta verso il centro della città , chiedendo ogni tanto non so neppure io cosa, cercando un segno del passaggio di mio padre!
Eccomi al centro di una piazza . Chiedo a un passante distratto e mi dice che è la piazza del mercato (ancora oggi), mi guardo intorno chiedendomi se è "quella piazza del mercato " e alzando gli occhi verso il cielo , mi è apparsa seminascosta da recenti costruzioni, la guglia scura e altera della Cattedrale Gotica di San Nicolas .
Mi si è allargato il cuore, stavo vedendo quello che mio padre aveva detto tante volte di aver visto !
Mi sono lasciata scivolare a terra e solo allora mi sono resa conto che ero seduta sopra ad alcuni gradini di pietra che circondano la piazza!

Il cielo ,fino a quel momento scuro e minaccioso, all'improvviso si è aperto lasciando filtrare fra le nubi un pallido raggio di sole che ha illuminato la grande piazza!
Era quello il segno che aspettavo? Stavo guardando quello che guardava il mio babbo seduto sugli stessi scalini?
Poi ho chiesto del vecchio cinema. In tanti mi hanno indicato l'imponente palazzo rivestito di marmo bianco con le colonne nel portico rimasto attivo fino agli anni sessanta. E nel viale del vecchio cimema,in doppia fila, sicuramente restaurati ma autentici, facevano bella mostra di se' i lampioni Liberty a doppio braccio!

Come descrivere la mia emozione? Ho pianto! E guardando il cielo tornato grigio, ho parlato con mio padre :- Hai visto? Ce l'ho fatta! sono qui come ti avevo promesso e tu sei qui con me!-

Poi a ritroso ho ripercorso la strada verso la stazione e mentre tornavo verso Londra continuavo a guardare la campagna attraverso i vetri del finestrino fradici di pioggia che aveva ripreso a cadere , pioggia che si mescolava al mio pianto di addio, misto di emozione e malinconia!

Abito e vivo nell'hinterland milanese e per i miei viaggi normalmente parto dagli aeroporti di Linate o Malpensa.
Il caso aveva voluto che essendo il mese di agosto, ero in vacanza a Magliano il mio paese di nascita e dunque ero partita da Roma dall'aeroporto di Fiumicino.
Così al ritorno in Italia , ho fatto casualmente un tratto di quella stessa strada che probabilmente aveva percorso il mio babbo tanti anni fa tornando dalla sua prigionia: Aveva percorso un tratto dell'Aurelia fino alla stazione di Orbetello, poi ho proseguito verso Albinia, quindi La Barca e poi Magliano!
Ricordo che, persa nei miei pensieri riflettendo, ho pensato: - Sarà un caso ma, anch'io babbo, seguendo la tua strada ,sto tornando in Maremma... A casa!!

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Ado Lamioni

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